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La Russia vuole diventare il paradiso mondiale dei conservatori

Il Paese ha implementato il visto “valori condivisi” per chi vuole fuggire dal progressismo liberale di alcuni Paesi occidentali

18 luglio 2025
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«Impatriatsja», ossia «trasferirsi in Russia sulla base della condivisione di valori culturali». Questo è il neologismo che la studentessa italiana Irene Cecchini ha pronunciato nel discorso al presidente russo Vladimir Putin il 20 febbraio 2024, in occasione del Forum tenutosi a Mosca “Idee Forti per Tempi Nuovi”. Nel corso del Forum, Cecchini, che vive a Mosca e ha frequentato l’Istituto statale di relazioni internazionali della città, ha esortato il presidente Vladimir Putin a semplificare la procedura di «impatriamento» per gli stranieri che condividono gli stessi ideali della Russia e sono interessati a vivere lì. 

Qualche mese dopo, precisamente il 19 agosto 2024, Putin ha firmato il decreto numero 702, che garantisce «sostegno umanitario» a quegli stranieri che «condividono i tradizionali valori spirituali e morali russi». In pratica, questo si traduce nel facilitare l’ottenimento del permesso di soggiorno temporaneo di tre anni, esentando i richiedenti dai test di lingua russa, storia e diritto (solitamente obbligatori), e consentendo loro di aggirare le quote sul numero di cittadini stranieri che possono trasferirsi nel Paese ogni anno. Tra i prerequisiti, invece, la firma di una dichiarazione a confermare che il motivo del trasferimento in Russia è il rifiuto della politica del proprio Stato, che «impone atteggiamenti ideologici» contrari ai valori russi.

Tra le altre cose, nel decreto si legge che il ministero degli Esteri russo è incaricato di redigere un elenco dei Paesi i cui governi hanno «atteggiamenti ideologici neoliberali distruttivi». Questa lista, ora disponibile sul sito delle Ambasciate Russe all’estero, comprende 47 Paesi, tra cui l’Italia e molti altri Stati europei. C’è ovviamente l’Ucraina, oltre a Stati Uniti, Corea, Giappone e Taiwan. Tra i membri dell’Alleanza atlantica (Nato), solo tre Paesi non sono inclusi: Slovacchia, Ungheria, Turchia. 

La protezione dei valori tradizionali

Una delle figure principali dietro questo progetto è Maria Butina, che nel 2018 era stata condannata ad alcuni mesi di carcere negli Stati Uniti con l’accusa di aver tentato di infiltrarsi nel Partito Repubblicano per condizionarne le scelte, e che dal 2021 è membro della Duma (il parlamento russo). Butina ha fondato e gestisce l’organizzazione “Welcome to Russia”, che aiuta gli stranieri a ottenere questo tipo di visto speciale per la Russia, noto con il nome di “Shared Values Visa” (in italiano, “visto valori condivisi”). 

Le persone si trasferiscono in Russia, ha dichiarato Butina in un’intervista al Washington Post, perché «ritengono che ci siano troppi migranti in Europa o non accettano i valori LGBT», e a volte si mostrano critiche nei confronti dell’obbligo vaccinale imposto nei Paesi occidentali. È proprio per questi motivi, dicendo di sentirsi minacciata per il proprio stile di vita in Texas, che la famiglia statunitense Heer, con tre figli, ha ricevuto il permesso di soggiorno a gennaio 2025, in una cerimonia resa pubblica sul canale Telegram del ministero degli Interni russo.

La Russia, riporta il Washington Post, viene pubblicizzata come un Paese «orientato alla famiglia» dai vari servizi creati appositamente per aiutare gli stranieri interessati a trasferirsi; tra gli aspettivi “positivi” elencati da queste organizzazioni, anche «l’assenza di eventi legati al gay pride in Russia» (il movimento LGBTQ+ in Russia è criminalizzato). 

Ma questo approccio non è una novità. Infatti, è da anni che Putin presenta la Russia come baluardo dei valori tradizionali a differenza di un Occidente “decadente”. Nel novembre 2022, il presidente russo aveva emanato un decreto volto a «preservare e consolidare» valori come il «patriottismo» e l’idea di una «famiglia forte», definiti come «linee guida morali che costituiscono la visione del mondo dei cittadini russi». Sempre Vladimir Putin già nel 2019 aveva dichiarato al Financial Times che «il liberalismo è diventato obsoleto», e aveva criticato l’«eccessiva» diversità sessuale e di genere in Occidente, lodando poi Donald Trump per le sue politiche anti-migratorie.

Gli influencer pro Cremlino 

Un paradiso per gli Occidentali disillusi dalle politiche progressiste: questa è l’immagine che la Russia vuole dare di sé con quest’ultima campagna di immigrazione per “valori condivisi”.   

E a promuovere queste idee ci sono anche influencer stranieri trasferiti in Russia che producono video in cui elogiano il Paese e criticano l’Occidente. Uno degli esempi è quello della famiglia canadese di Arend e Anneesa Feenstra, una coppia con nove figli che si è trasferita in Russia nel 2023. I due gestiscono un canale YouTube in cui parlano in inglese della propria vita nella campagna russa, e sono stati al centro dell’attenzione mediatica per aver pubblicato un video in cui lamentavano le difficoltà della loro nuova vita (poi cancellato e seguito da un video di scuse e lodi alla Russia). 

Ma non sono i soli: sui social network (Telegram, Instagram, Facebook e YouTube) esistono moltissimi altri account simili. Una presenza mediatica che sembra avere il sapore della propaganda politica, come rivelato da una recente inchiesta del sito di giornalismo investigativo russo Important Stories. L’inchiesta, infatti, rivela l’esistenza di una rete di blogger stranieri in Russia finanziata dal canale radiotelevisivo statale Russia Today (RT), soggetto a sanzioni da parte degli Stati Uniti e dell’Unione europea. Sempre RT, peraltro, è promotrice del sito web “Gateway to Russia” che pubblica informazioni in svariate lingue su come trasferirsi nel Paese. E i blogger stranieri trasferiti in Russia sono anche tra i fondatori dell’organizzazione “Welcome to Russia” di Maria Butina: tra questi la tedesca Alina Lipp, che vive in Russia da anni e ha sostenuto l’invasione russa dell’Ucraina sin dall’inizio. 

Sembra quindi una campagna ben strutturata, come ha spiegato a Important Stories Anna Fenko, professoressa presso la Facoltà di Scienze Sociali dell’Università di Amsterdam: «Ad esempio, RT può scegliere determinati gruppi di persone, come gli incel, e dire loro che tutte le ragazze in Russia sono molto belle e obbedienti», in linea con l’estetica della tradwife conservatrice statunitense. «Per coloro che non amano i migranti», continua Fenko, i canali filorussi «produrranno contenuti su come ci siano molti migranti in Europa, mentre invece in Russia va tutto bene. In altre parole, si individua un determinato gruppo di persone e si fa leva sui loro punti deboli». E secondo la ricercatrice, questo approccio, aiutato dalle bolle algoritmiche dei social network, sta funzionando.

Il perché del visto “valori condivisi”

«Si tratta di politica simbolica», afferma in un’intervista a Deutsche Welle Katharina Bluhm, direttrice dell’Istituto di studi sull’Europa orientale dell’Università Libera di Berlino. Secondo lei, quindi, questa campagna avrebbe due scopi: da un lato, quello di usare le storie positive degli immigrati occidentali per dimostrare ai propri cittadini (espatriati e non) che ci sono persone insoddisfatte dall’Occidente e che si trovano bene in Russia. Dall’altro, quello di supplire in parte alla crisi demografica del Paese, dove il tasso di natalità è ai minimi storici e il saldo migratorio del 2024 è andato in negativo per la prima volta dopo il 1992.  

Secondo un articolo del Moscow Times, a questo aspetto si aggiunge il fattore economico. Già all’inizio del 2023, infatti, la Russia aveva lanciato la propria Golden Visa, che consente alle persone con un elevato patrimonio di acquistare il diritto di entrare nel Paese con un investimento. Tuttavia, i dati del 2025 del ministero dell’Economia russo riportano che il programma si è rivelato poco fruttifero, complici le sanzioni europee e statunitensi che minacciano gli investimenti nel Paese: nel corso di due anni, infatti, solo 23 persone vi hanno partecipato contribuendo a un’entrata di 2,7 miliardi di rubli (circa 30 milioni di euro con cambio in data odierna). Tra gli obiettivi dell’accogliere cittadini stranieri, quindi, ci sarebbe quello di avere nuovi contribuenti che possano prendere parte al finanziamento dello Stato (e della guerra in corso). 

 

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